Abbiamo il piacere di introdurre una novità per il blog di Relational Design, il racconto dei workshop da chi li vive in prima persona: Bruna Crapanzano, studentessa dell’edizione 2016-17, sarà il nostro reporter ufficiale sul campo. Questo il suo racconto dell’esperienza appena conclusa con John Thackara ad Abadir.
La prima cosa che noti arrivando a Catania in una giornata di sole siciliano è il profilo dell’Etna. Impassibile osservatore della città, non puoi fare altro se non continuare a ricercarlo con lo sguardo mentre cammini per le strade.
L’imprinting è immediato, la connessione tra la città e il vulcano imprescindibile.
Connettere, è proprio questo verbo che diventa il tema centrale che il workshop vuole affrontare.
Parliamo di rapporto tra città e campagna, parliamo di urbano e agricolo, parliamo di presente e futuro che convivono, parliamo di City-Rural Connections.
Partendo da questi presupposti, si entra sin da subito nel vivo del progetto con una discussione che coinvolge attivamente gli studenti e John Thackara, autore di numerosi testi sull’argomento e docente del modulo. Si analizzano esempi e si valutano punti di forza o debolezza di progetti sparsi per l’Italia e per il mondo.
Ma per ribadire il rapporto non astratto con queste tematiche è importante conoscere dal vivo chi li mette in pratica ogni giorno, per cui si parte alla volta della Piana di Catania per vedere da vicino alcune di queste realtà.
Casa delle acque è la nostra prima tappa, ci accolgono Nirav e le persone che con lui gestiscono la masseria. Dopo averci fatto accomodare ci raccontano la loro storia: il piacere di vivere nella Valle del Simeto, la loro filosofia di vita incentrata su accoglienza e partecipazione, l’autoproduzione di frutta e verdure ma anche incontri, seminari, lavoro con scuole e condivisione.
Tra gli orti di Saja Project arriviamo dopo una camminata pomeridiana. Parliamo prima con Roberto e poi con Salvo. Roberto ci spiega i loro metodi di coltura e l’importanza della biodiversità. Salvo ci racconta il percorso che lo ha portato ad avviare Saja e i valori che regolano il progetto basato sul restituire all’uomo l’autonomia nel sostentamento senza per questo motivo doversi isolare dalla società.
Il terzo ospite che incontriamo è Turi (Salvatore), subito pronto a narrarci il progetto Sicilia Integra nato insieme a Gaia Education e all’Università di Catania, che punta a creare un connubio tra sostenibilità e integrazione. Mettendo a disposizione di volontari e rifugiati attività di formazione sull’agricoltura sostenibile da attuare in Sicilia e esportare poi nei rispettivi Paesi di provenienza.
Nei giorni successivi è tutto in evoluzione, tra dialoghi accesi e progetti da costruire in tre giorni. Il mantra di John è chiaro “è necessario creare relazioni e non transazioni tra individui”.
A metà del quarto giorno è il momento di presentare ciò che si è prodotto.
Quattro progetti, ognuno dei quali esplora in maniera differente le problematiche affrontate e tenta di risolverle attraverso soluzioni reali e pratiche che portino ad avere un concreto sviluppo nei rapporti tra comunità locale e agricoltori.
Festival, scambi, creazione di network, consorzi, cooperative sono alcuni dei suggerimenti di cui si dovrà prendere atto dopo questa esperienza che ha trovato modo di inglobare social design e service design, arricchendosi di nuovi punti di vista.
Bruna Crapanzano