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Candice Barrett – This program pushes you beyond your boundaries

Quarta intervista agli studenti della seconda edizione di Relational Design. Oggi è la volta della nostra studentessa di Chicago, Candice Barrett.

Who are you, what is your background?
My academic background is in Political and International Sciences, however I have always had a keen passion for communication and new media. Born and raised in Chicago, I moved to Italy a few years ago in order to further pursue my studies. Born into a multicultural family, I have always had a particular interest in culture, travel and cuisine. I am also an avid cyclist, trekker and skier.

What course did you like the most?
It is difficult to choose a favorite course as all of the courses for Relational Design are different and thought-provoking in their own way. However, if I had to choose one course that I liked the most, it would have to be the week long summer camp we had in August. The theme was storytelling and we were introduced to the many forms of storytelling and how they have evolved over time. We were fortunate enough to team up with Alce Nero, an organic food company, with the task of projecting a Social Media strategy that aligned with their goals and that also incorporated modern storytelling methods.

Why enroll  the Master Relational Design?
The reasons to study a master in Relational Design are many. The world indeed is constantly mutating, this does not exclude the educational sector. This master is an innovative, practical and dynamic approach to learning about digital media and communications. Communication and digital media has become an ever more important aspect to any business and the skills you learn over a one-year period can prepare you for work in almost any sector. Not only are you introduced to relevant topics within design and new media, but you are taught teamwork and leadership skills, independent and critical thinking and most importantly how to project and communicate ideas.

Relational Design for me is…
For me, Relational Design is growth. This program pushes you beyond your boundaries where you are able to experience new places through travel, new people from all over Italy, new concepts and most of all you grow to become more relational in every aspect.

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Silvana Carbone – Incontrare persone di cui, dopo un anno, non potrai più fare a meno

Terza intervista agli studenti della seconda edizione:  Silvana Carbone.

Ci racconti chi sei, di che cosa ti occupi?  Qual è il tuo background?
Sono un ibrida: geografica, perché nasco e vivo in Sardegna da genitori napoletani; di formazione, perché mi laureo in Ingegneria Edile/Architettura a Cagliari; caratteriale, perché mi piace essere razionale ma anche uscire dagli schemi.
Ho un passato da sportiva, e questo mi ha aiutato a non arrendermi mai di fronte agli ostacoli, e a fare di tutto per portare a casa il risultato.
Come la maggior parte dei trentenni di oggi (e come tutti i supereroi) ho più di una vita lavorativa: sono assistente alla didattica presso la Facoltà di Architettura di Cagliari nel Laboratorio di Progettazione I, per cui do il mio supporto principalmente alla comunicazione e all’elaborazione dei contenuti grafici; mi occupo di grafica e social media per conto di alcune attività; collaboro con una società di service design operante nel settore turistico e commerciale. Ho un occhio attento ai particolari e mi lascio colpire piacevolmente dalla potenza delle immagini, che spesso preferisco sostituire alle parole.

Tre cose che ti sono piaciute del master?
Tre è un numero riduttivo, ma ci proverò. Prima di tutto ho fortemente apprezzato l’approccio dell’imparare facendo, e aggiungerei divertendosi. Le risate sono sempre state un ottimo accompagnamento e una componente fondamentale per l’apprendimento, contribuendo a renderlo spontaneo e stimolante.
La doppia dimensione online e offline è stata speciale e giusta. Ha permesso di consolidare e rafforzare i rapporti costituitesi dentro la nostra comunità, permettendoci di non lasciare le nostre realtà. Il dover fare la valigia ogni mese per rivedersi e applicare le conoscenze apprese durante la dimensione online, ha generato una forte empatia tra tutti noi.
Infine, la capacità di ogni singolo corso e di ogni docente di scatenare curiosità  e di dare numerosi stimoli per il proseguimento del percorso didattico e personale.

Perché iscriversi al Master Relational Design?
Perché non bisogna mai fermarsi, soprattutto di fronte alle certezze. La mia iscrizione risale precisamente ad un anno fa, avevo voglia di fare e semplicemente di avvicinarmi a nuove conoscenze e competenze, di mettermi in gioco.
Iscriversi vuol dire raggiungere questo obiettivo e sentirsi pronti per quello nuovo. Vuol dire entrare in contatto con realtà diverse, con mondi di persone sconosciute di cui dopo un anno non potrai più fare a meno, vuol dire essere un nodo in una rete di relazioni.

 

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Simone Gadaleta – Per qualsiasi ragione lo facciate ne varrà la pena

Continuano le interviste agli studenti del Master Relational Design. Oggi è il turno di Simone Gadaleta.

Ci racconti chi sei, qual è il tuo background?
Non voglio sprecare il mio tempo realizzando sogni di altri. Questa è la mia filosofia, rubata a Oscar Wilde. Sono architetto, ma da sempre interessato alla comunicazione in tutte le sue sfaccettature. Amo la comunicazione digitale e visiva. Sono amante della tecnologia e colleziono cartoline di ogni tipo, è un’ossessione. Sono preciso e razionale. Sono un cuoco molto bravo, provare per credere! Curo anche la comunicazione della Macelleria Gadaleta, l’attività di famiglia.

Cosa farai dopo questo Master?
Continuerò a fare l’architetto, ma non più di edifici, di progetti comunicativi. Ho iniziato a lavorare in uno studio, dove aiutiamo le aziende a comunicare loro stesse sia online sia offline. Il Master mi ha aiutato ad allargare i miei orizzonti e a mettere in pratica le tecniche di progettazione architettoniche nel campo della comunicazione. Ho imparato nuovi approcci e nuove visioni e tutto questo sarà molto utile nel futuro.

Perchè iscriversi al master Relational Design?
Per mettersi alla prova, per acquisire capacità relazionali, per fare amicizie, per viaggiare, per imparare a lavorare a distanza. Per qualsiasi ragione lo facciate ne varrà la pena.

Per me il Master Relational Design è….
È una costante mutazione. Il mondo sta cambiando e continuerà a farlo. Relational Design ti insegna a stare al passo con i tempi e ad adattarti ai cambiamenti, indispensabili nel lavoro e nella vita quotidiana.

 

 

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Elena Scquizzato – Relational Design è non smettere mai di mettersi alla prova

Chi meglio degli studenti che hanno partecipato al master possono raccontarvi l’esperienza di Relational Design? La prima intervista è quella di Elena Scquizzato, studentessa della seconda edizione.

Ci racconti chi sei, qual è il tuo background?
Sono da sempre un’amante della comunicazione visiva e del digitale, sono propositiva e pragmatica, riesco a individuare i margini di rischio e di tempistica all’interno di un progetto. Ho un pensiero organizzato e un forte senso estetico.
Osservo, disegno, progetto, scrivo, fotografo, cucino, sono la nipote di sarti e di amanti della buona tavola. Ho conseguito una laurea magistrale in Architettura presso lo IUAV di Venezia, università che mi ha permesso di apprendere metodi progettuali e strumenti tecnici.  Tutto il mio background, interessi ed attitudini mi hanno permesso con il tempo di diventare quello che sono oggi: per fare il Project Manager o per creare contenuto e strategie di valore per il web non c’è una scienza esatta, si impara facendo, fidandosi molto dell’esperienza e dell’istinto.

Di cosa ti occupi?
Sono Digital Project Manager nell’Area Content & Design in Digital Accademia, H-FARM, in cui supportiamo la trasformazione delle aziende italiane in un’ottica digitale. Nello specifico Digital Accademia si occupa di cultura e servizi digitali per privati ed aziende. Knowledge management, innovazione, training aziendale, comunicazione interna, storytelling ed education con clienti quali Luxottica, Diesel, Adidas, Vodafone Italia, Nestlé e altri. Parallelamente sono Creative & Marketing Director di Ca’ de Memi, azienda agrituristica di famiglia nel centro del Veneto.

In che modo questo master è stato qualificante per il lavoro che fai?
Il Master è stato molto utile per migliorare le mie capacità relazionali e di confronto su diversi metodi progettuali, per capire approcci e visioni di altre realtà italiane molto interessanti nel campo del design, del digitale e delle community, sia online che offline.

Perchè iscriversi al Master Relational Design?
Per acquisire capacità relazionali, per avere la possibilità di aprirsi al confronto e ai ripetuti viaggi in diverse città, per allenarsi a lavorare con team di varie disclipine e capire come coordinare il lavoro a distanza con i nuovi strumenti di collaborazione online.

Se nel mentre si lavora, come nel mio caso, è molto utile per rafforzare le proprie capacità e non smettere mai di mettersi alla prova.

Per me il Master Relational Design è…
Un percorso per comprendere le relazioni tra online e offline, capire differenti punti di vista e approcci in un mondo in cui la capacità progettuale è un requisito indispensabile nel lavoro e nel quotidiano.

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Edizione 2016

Giorgia Lupi – “L’information designer: una figura di raccordo fra data-scientist e sviluppatori”

Una nuova intervista aspettando la nuova edizione del Master Relational Design, abbiamo scelto il punto di vista di un information designer di fama internazionale: Giorgia LupiGiorgia è Design Director e founder di Accuratuno studio specializzato in data visualization, e attualmente vive a Brooklyn. Fra i progetti personali citiamo anche Dear Data: un esperimento di un anno in cui due information designer hanno raccontato le loro attività con il metodo del data drawing.

Ciao Giorgia! Ci racconti come è cambiato negli ultimi anni il ruolo del designer nello sviluppo di un progetto? Quali sono i nuovi approcci e le nuove direzioni che stanno cambiando il mondo di designer e progettisti?

Sempre di più, soprattutto nel campo in cui lavoro – l’information design – la figura del designer si sta ibridando da un lato con ruoli più tecnici/tecnologici, dall’altro più strategici/manageriali. I problemi legati ai dati diventano sempre più complessi, ed è necessario per un designer conoscere e comprendere gli strumenti tecnologici che permettono di gestire flussi di dati in continua crescita e di realizzare prodotti digitali interattivi.

Non sto dicendo che un designer deve diventare sviluppatore, ma che avrà sempre più a che fare con programmatori, e data-scientists e dovrà imparare a parlare la loro lingua e a capire a fondo limiti ed opportunità degli strumenti. Dall’altro lato tematiche legate ai dati diventano sempre più centrali per business e organizzazioni, e il designer dovrà sempre di più integrare il suo lavoro all’interno di processi decisionali strategici.

Cosa consigli a uno studente che ha intrapreso un percorso nell’information design: quali sono le skill e le capacità più utili?

L’information designer è e sarà sempre di più una figura di raccordo tra analisti – che manipolano dati – e persone all’interno delle organizzazioni che usufruiscono di quei dati. Il designer dovrà sempre di più raccordare questi due mondi ed inevitabilmente le sue capacità relazionali determineranno la riuscita di ogni progetto in maniera sempre più decisiva.

Quali sono secondo te i trend più recenti nel campo dell’information design?

Intelligenza artificiale ed interfacce basate sul linguaggio naturale saranno sempre più comuni e cambieranno le interazioni con le informazioni diventando sempre più “umane”.

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Valentina Carta – “La cosa più importante per un project manager sono le capacità relazionali”

Il Master Relational Design è nato per fornire a progettisti e project manager quelle competenze  necessarie per inserirsi al meglio in un mondo del lavoro in continua evoluzione. Abbiamo deciso di intervistare alcune persone del nostro network che più rappresentano questa nostra visione.

Con la prima intervista abbiamo incontrato Valentina Carta: Digital Project Manager di Latte Creative, agenzia che si occupa di social innovation, cultura e social business. Valentina lavora principalmente per il terzo settore, creando campagne social e digital per GreenPeace, WWF, Actionaid e molti altri.

Valentina, ci racconti la tua storia professionale? 

Ho una laurea in Scienze della Comunicazione ma ho acquisito competenze di project management grazie alle esperienze professionali nel mondo del design e dell’interaction design. Ho iniziato a lavorare nella società Interaction Design Lab come assistente alla logistica e poi, piano piano, sono diventata project manager seguendo la realizzazione di diversi progetti. Tutto quello che ho imparato l’ho acquisito sul campo perché durante il mio percorso di studi non esisteva un’offerta formativa che ti preparasse realmente per il mondo del lavoro: la professione dovevi costruirla tu.

Quali sono secondo te le competenze che dovrebbe avere oggi un project manager interessato a lavorare nel design e nella comunicazione?

La cosa più importante nel ruolo del project manager sono le capacità relazionali che tu hai e che riesci a costruire: da una lato con il team di lavoro che coordini – e dall’altro con il tuo referente che può essere un cliente, un collaboratore, un partner o i soci. È importante capire chi hai di fronte, come coinvolgerlo, come metterlo nelle condizioni di lavorare al meglio, come “renderlo felice”. In un certo senso, si tratta di far divertire le persone. Questa è una capacità importante, quasi un talento che devi in parte possedere e in parte acquisisci con l’esperienza. 

Quali sono le skill e le capacità che ti hanno aiutato nella gestione dei progetti?

Ho avuto la fortuna di lavorare con team molto diversificati. Mi è capitato di lavorare con architetti, psicologi, ingegneri, grafici, programmatori. Sono stata molto fortunata ad arrivare in un mondo che non era ancora sistematizzato: si sviluppavano progetti complessi dove il contributo di tante figure professionali diverse era la chiave per raggiungere obiettivi più alti. Per gestire un progetto al meglio è necessario creare il giusto livello di armonia fra figure e caratteri diversi, spesso con tempi e contingenze difficili: bisogna dare la possibilità a ognuno di dare il proprio contributo rispettando i tempi di gestione del progetto per raggiungere il risultato.

Sapere cosa serve per far lavorare bene gli altri è il punto di partenza, insieme alla consapevolezza di dover chiudere il progetto e gestirlo al meglio. La chiave per capirlo è mettersi in gioco con uno scambio continuo con le persone che collaborano con te.

Cosa consigli a una persona che sta facendo un percorso per diventare project manager?

Se una persona fa il suo lavoro con il sorriso e senza guardare alle ore impiegate significa che sei davvero riuscito a coinvolgerla nel progetto. L’empatia ti permette di entrare in relazione con le persone, poi è necessario anche essere precisi, organizzati e farsi rispettare. Devi prevedere possibili imprevisti prima che accadano e sapere come risolverli. Devi saper capire i tempi necessari delle singole fasi: nel mio caso quanto richiede il design o come interagire e trovare una mediazione con uno sviluppatore per esempio. Se si ha la possibilità di seguire progetti e capire le dinamiche delle altre figure professionali che lavorano con te – dall’interaction designer, al grafico fino al marketing manager – hai una marcia in più per creare un progetto migliore.