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Milano Print Makers: tecniche di stampa analogiche nell’era digitale

Lui è uno stampatore e incisore, molto legato alle tecniche di stampa tradizionali e impegnato nella loro salvaguardia; lei è una designer della comunicazione ed è Art Director dell’Officina Grafica di SUPER, la Scuola Superiore d’Arte Applicata del Castello Sforzesco. Insieme formano un blend perfetto di analogico e digitale: Marco Useli e Mariangela Savoia sono i docenti del workshop Milano Print Makers, in programma dall’11 al 15 dicembre 2019.


Marco, il workshop Milano Print Makers prende il nome dall’associazione di cui fai parte: di cosa si occupa e qual è il tuo ruolo al suo interno?
Milano Printmakers è nata innanzitutto per salvaguardare e rilanciare l’incisione e la grafica d’arte attraverso progetti e sperimentazioni capaci di proiettarla nel contemporaneo e nel futuro. Milano Printmakers ha un bagaglio importante legato a due generazioni di stampatori ed editori, motivo per cui rappresenta un punto di riferimento per gli artisti interessati alla grafica d’arte e per chiunque cerchi un servizio professionale di questo tipo a Milano ma non solo. Inoltre abbiamo un  forte interesse nella didattica, che coltiviamo con i corsi dedicati a diverse fasce d’età e diversi livelli di esperienza, e questo permette di avere sempre un certo fermento, di intrecciare relazioni, che è poi ciò che rende l’associazione un laboratorio culturale a artistico nel quale è possibile portare avanti il progetto delle residenze durante le quali gli artisti sono chiamati a sviluppare progetti che poi trovano ospitalità nei nostri spazi espositivi.

Marco Useli – Foto di Ivan Bravi

Come siete entrati in contatto con il mondo dell’editoria?
(Mariangela) Come professionista ho un background editoriale: fin da subito, una volta finita l’università, ho lavorato in una casa editrice specializzata in architettura, la Libria di Melfi in Basilicata. Questa esperienza ha influenzato definitivamente il mio approccio alla progettazione, tanto che ormai lavoro per “ritmi di lettura”. Ho avuto la fortuna di lavorare per una casa editrice relativamente piccola, cosa che mi ha permesso di imparare molto, non solo in ambito strettamente grafico.
(Marco) Io provengo dal mondo della stampa tradizionale, nello specifico dalla calcografia, una forma di stampa legata storicamente alle origini dell’editoria e che si sviluppa di pari passo con essa, anche se mi sono appassionato e specializzato soprattutto nell’ambito dei libri d’artista, un prodotto editoriale che coniuga una forte componente artigianale con un progetto artistico e con un intento di comunicazione che va oltre il contenuto ed è molto attento alla forma, con tutte le implicazioni che questo comporta, sia dal punto di vista progettuale che tecnico e realizzativo.


Mariangela, nel 2016 hai fondato
Orlobookzine di cultura pratica. Di che si tratta?
Orlo è un progetto nato del 2016; l’idea era quella di parlare di territori al margine. Ho raccontato di alcune regioni del sud Italia e di alcuni esempi di co-progettazione dal basso. Mi interessava parlare in un certo senso di “errore” e per questo la Risograph mi sembrava la tecnica di stampa più adatta alla sua realizzazione. Ho pubblicato la bookzine anche in digitale, perché mi interessava mettere a confronto due tecniche così lontane. Per certi versi sembrano due prodotti editoriali diversi, pensati per esigenze diverse. Successivamente il progetto è andato avanti sul blog per un po’. Ho scritto diversi articoli inerenti il paesaggio e le migrazioni ed ho preferito pubblicarli online.  Al momento sono al lavoro su un secondo numero cartaceo, su cui però preferisco non dare anticipazioni :-). Accanto a questo mi dedico alla legatoria artigianale e alla realizzazione di piccole edizioni, fanzine e taccuini.

Orlo – bookzine di cultura pratica

Parlando di Risograph, il workshop che terrete a dicembre all’interno del Master Relational Design in partnership con SUPER ha a che fare proprio con questa tecnica. In cosa consiste?
(Marco) La Risograph è innanzitutto un riproduttore di stampe a partire da file digitali o di piccole evoluzioni prodotte da scansioni della macchina stessa. Il processo di preparazione è molto simile a quello della più classica serigrafia, nella quale vengono preparati dei livelli da addizionare a registro per la realizzazione di un’immagine. Ciò che la caratterizza e che la rende piuttosto affascinante e divertente è il processo di produzione, molto più comodo e veloce rispetto ad altre tecniche di stampa. Ci si ritrova ad avere una piccola tipografia in poco meno di un metro cubo, con la possibilità di stampare su carte artigianali di varia grammatura con inchiostri ecologici, e matrici realizzate direttamente dalla macchina su carta giapponese. Diciamo che i limiti sono pochi e i vantaggi moltissimi.
(Mariangela) La Risograph è uno strumento per certi versi imprevedibile e per questo, a mio avviso, molto interessante. C’è sempre un margine di errore difficile da indovinare, ed è quello che la rende divertente. Nata come fotocopiatrice a basso costo, è uno strumento riscoperto dai creativi a partire dai primi anni del 2000. Attorno ad essa si è sviluppata una scena internazionale di grafici, illustratori ed editori DIY, affascinati dalla possibilità di stampare piccole edizioni o pezzi unici.

Risograph – Imperfection Booklet

Come credete che il mondo dell’editoria, nello specifico quella creativa, stia cambiando col mutare delle tendenze – fortemente digitalizzate – della comunicazione?
(Mariangela) È difficile dare una risposta precisa, perché gli scenari sono molteplici e si intrecciano inevitabilmente. Sicuramente il digitale ha cambiato le modalità di interagire con le informazioni e la loro disponibilità. Penso ai tanti esperimenti di libri interattivi, alcuni molto interessanti. All’altro estremo abbiamo il libro tradizionale; il digitale ne ha in qualche modo abbattuto i costi di produzione e facilitato la sua circolazione. Le tante piccole realtà indipendenti nascono anche grazie alle tecnologie più accessibili.
(Marco) Il momento di transizione che investe l’intero sistema della comunicazione richiede sangue freddo e mente lucida. Le possibilità offerte dal digitale hanno portato molti entusiasti a credere che l’editoria su carta fosse destinata all’estinzione, o che tutto si sarebbe trasferito sugli schermi dei telefoni, ovviamente non è così. Troppa immaterialità fa venire voglia di tenere qualcosa tra le mani, di sfogliare le pagine. In un sistema così fluido, in equilibrio precario tra omologazione ed esperienze uniche ma troppo spesso disperse in un mare troppo  vasto e troppo ricco, l’editoria creativa può approfittare di alcuni abbattimenti dei costi e di alcuni strumenti che permettono sperimentazioni accessibili sia per il pubblico che per i creatori. La risograph, ad esempio, è uno di questi eccezionali strumenti.


Potreste darci qualche altra anticipazione sul corso?
(Mariangela)  Durante il corso lavoreremo ad un concept per una piccola edizione da prodursi con la Risograph. Una volta individuato un format narrativo interessante, passeremo allo sviluppo del suo progetto grafico e alla realizzazione dei prototipi. Sarà molto divertente ma sarà necessario il lavoro di squadra. Lavoreremo insieme passando dal digitale all’analogico, curando i contenuti e la grafica della nostra pubblicazione.
(Marco) L’obiettivo è quello di mettere gli studenti in condizione di creare un proprio prodotto di micro-editoria. Puntiamo a trasmettere gli elementi essenziali per poter lavorare in modo sicuro e in autonomia con una macchina che è diffusissima in tutto il mondo e con la quale, molto probabilmente, diversi studenti avranno modo di confrontarsi altre volte. Anche per questo lavoreremo su una commessa esterna e daremo molta importanza al lavoro di relazione indispensabile per raggiungere gli obiettivi. 

Il workshop Milano Print Makers si terrà alla SUPER – Scuola Superiore d’Arte Applicata del Castello Sforzesco di Milano dall’11 al 15 dicembre 2019.
Per info e iscrizioni scrivi a info@relationaldesign.it

Mariangela Savoia
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Print Club Torino: “sporcarsi le mani” e far emergere la cultura creativa

Architetto, pittore, scultore, graphic designer, fondatore del Print Club Torino, curatore dei Torino Graphic Days e docente di Editoria Creativa all’interno del Master Relational Design: abbiamo intervistato il poliedrico Fabio Guida!

 

Cos’è un Print Club?
“Print Club” non è un marchio riconosciuto ufficialmente a livello nazionale o internazionale, tuttavia con questo termine intendiamo i laboratori nati spontaneamente in vari paesi d’Europa e del mondo dedicati alle diverse tecniche di stampa come risograph, serigrafia, letterpress e tante altre. Esistono molti Print Club nel mondo, ma il nostro è la prima realtà che ha intrapreso la mission di provare a riunirli tutti all’interno della stessa rete. A partire dall’anno scorso, infatti, abbiamo avviato alcuni canali di comunicazione con gli altri attori, promuovendo mostre e scambi internazionali, sia di materiali, sia di persone. In alcuni casi, come il nostro o quello dell’Urban Spree di Berlino, il Print Club è anche l’ente organizzatore di un festival dedicato al graphic design, per cui ha un team che lavora tutto l’anno per avere un momento di restituzione pubblica, la manifestazione, in cui venga sancita questa volontà di scambio e confronto. Festival come Torino Graphic Days o Berlin Graphic Days rappresentano grandissime opportunità per sensibilizzare pubblici diversi al tema del graphic design e delle arti visive in generale.


Le competenze del vostro team sono diverse e non tutte provengono dal mondo della grafica o della progettazione in generale. Cosa vi ha spinto a creare un luogo del genere? E perché a Torino?
Quella di creare un laboratorio di sperimentazione e arti grafiche è stata un’esigenza scaturita dal poter avere a disposizione un luogo di contaminazione tra competenze e professionalità diverse, valorizzando l’artigianalità intesa come recupero di tutte quelle attività legate al mondo dell’editoria e della stampa che negli ultimi anni si sono indebolite e rischiano di andare perdute.
Il nostro progetto, Print Club Torino, nasce nel 2015 proprio dalla volontà di creare uno spazio in cui si potesse fare sperimentazione grafica avendo a disposizione dei macchinari che altrimenti sarebbero stati difficilmente reperibili per l’utente all’interno del medesimo luogo. Il laboratorio, fondato dalle associazioni culturali Plug e Try Again Lab, risponde quindi all’esigenza di studenti, giovani artisti e professionisti del settore, di procedere in autonomia alla realizzazione dei propri progetti grafici senza l’intervento di intermediari, ma “sporcandosi le mani” in prima persona.
La mission di Print Club Torino però non si esaurisce nella costituzione di un luogo fisico, ma intende essere una comunità che faccia emergere la cultura creativa torinese capace di coinvolgere, da un lato, scuole, imprese ed enti istituzionali, dall’altro gli attori della rete internazionale.


Il laboratorio nasce all’interno di una struttura molto particolare: ToolBox. Come funziona e come ha influito sul vostro percorso?
Il Toolbox è il primo coworking di Torino: uno spazio nato dalla rigenerazione di una vecchia fabbrica manifatturiera dove confluiscono una grandissima varietà di professionalità e percorsi che danno vita a nuove relazioni. Ciascuno occupa una parte di questo spazio a seconda delle proprie necessità e disponibilità ma la vera risorsa è rappresentata dalle parti comuni (sale conferenze, luoghi di incontro informali, ampi spazi liberi) e dai tanti momenti di confronto trasversale fra le attività. Ad esempio qui si organizza una giornata annuale dedicata ai freelance, con un fittissimo programma di incontri, qui risiedono importanti aziende tecnologiche internazionali come Arduino o laboratori di ricerca del Politecnico di Torino. Questa ricchezza eterogenea di contenuti ci permette di venire a contatto con moltissime realtà e di partecipare attivamente agli eventi e manifestazioni promosse da Toolbox. Inoltre, durante i Torino Graphic Days, abbiamo l’opportunità di colonizzare ed allestire l’intera struttura con le nostre esposizioni, performance, talk e attività con il pubblico.


Quanto è importante per voi ridurre l’impatto ambientale del vostro laboratorio? Quali sono le vostre politiche a riguardo?
Siamo sensibili all’argomento e cerchiamo di attivare dei processi che tendano a ridurre gli scarti non generale. In particolare utilizziamo solo inchiostri a base acqua per la serigrafia, andando ad eliminare quindi odori e parti tossiche legate ai solventi, nonché al loro smaltimento e pulizia. Abbiamo installato un anno fa un impianto di ricircolo delle acque a circuito chiuso che ci permette di non scaricare i residui delle nostre lavorazioni (lavaggi telai ad esempio) direttamente nelle fogne ma di stoccare le acque, e poi smaltire con una ditta specializzata. Interventi di questo tipo sono investimenti molto importanti ma necessari se si tende ad una riduzione dell’impatto ambientale significativo.


Sei il curatore dei Torino Graphic Days. Parlacene!
Torino Graphic Days è una kermesse internazionale di quattro giorni interamente dedicata al visual design che ogni anno, nel mese di ottobre, ospita un fitto calendario di appuntamenti, tra cui workshop, conferenze, performance, mostre, dj-set e una mostra-mercato con artisti e professionisti internazionali.
La manifestazione nasce con l’intento di accorciare le distanze fra i non addetti ai lavori e il mondo del visual design, portando a Torino gli artisti più interessanti del panorama europeo della comunicazione visiva.
Nel mese che precede il festival, l’organizzazione dedica alla scena culturale torinese un palinsesto di appuntamenti diffusi in diverse location della città: il programma “In the city”, infatti, propone un calendario di eventi dedicati alle arti visive che coinvolgono il tessuto cittadino promuovendo le eccellenze torinesi della grafica e della comunicazione.
Il festival ha all’attivo tre edizioni e nel 2018 raggiungerà il quarto capitolo del progetto, ma, in realtà l’iniziativa nasce molto prima. Con l’associazione culturale PLUG – tra gli enti organizzatori di Torino Graphic Days – è dal 2010 che organizziamo conferenze, workshop, contest e mostre con artisti e professionisti internazionali della comunicazione visiva.
Ad oggi, Torino Graphic Days non è più soltanto un festival, ma un progetto a 360 gradi che, oltre alla manifestazione vera e propria, si configura come un calendario di eventi che durano tutto l’anno e come un osservatorio sul visual design capace di dare rilevanza a tutti gli eventi del territorio legati al settore.
Il progetto coinvolge anche le persone più lontane dal mondo del graphic design attraverso l’innovazione sociale e l’engagement: molto spesso i temi espressi dai lavori che includiamo nel festival e nelle iniziative collaterali partono da una necessità sociale, veicolando quindi messaggi positivi e buone pratiche, messaggi potenti, talvolta provocatori. Il coinvolgimento dell’audience passa dunque attraverso attività che invitano alla riflessione, che fungano da stimolo per l’attivazione di processi in grado di indurre a modificare il proprio comportamento in maniera positiva rispetto ad una determinata tematica.


Che relazione c’è fra un laboratorio creativo di stampa e arti grafiche e il master?
Molto spesso le Accademie, i corsi universitari o le scuole in genere assolvono molto bene alla parte teorica del programma ma si trovano in difficoltà nello svolgimento delle parti pratiche. Non sempre sono disponibili laboratori dedicati a più tecniche di stampa, come accade al Print Club, in cui poter fare esperienze trasversali, mixare le soluzioni tecnologiche e fare della sperimentazione per le proprie produzioni artistiche. In questo possiamo essere di supporto; offrendo la strumentazione, un tutoraggio competente e la possibilità di lavorare in team per il raggiungimento di un obiettivo finale, sia esso una produzione artistica, un portfolio personale o un progetto sperimentale. Ci piace parlare di co-progettazione con chi utilizza i nostri servizi.
Le strade del Print Club Torino e di Relational Design si sono incrociate grazie 
a Stefano Mirti, direttore del master, con cui abbiamo attivamente collaborato in più progetti e successivamente grazie a due degli studenti, Nuphah Aunynuphap e Silvia Lanfranchi, che hanno sviluppato il progetto editoriale The New Publishing come tesi del master e iniziato ad utilizzato il nostro laboratorio per le loro autoproduzioni e stampe.


Print Club Torino ha accolto numerosi studenti del master come tirocinanti. In che modo prendono parte alla vita del laboratorio?
Gli studenti del Master, e tutti gli altri nostri tirocinanti, vengono istruiti su tutte le tecniche di stampa presenti in laboratorio sia durante le giornate di workshop, a cui possono prendere parte gratuitamente, sia durante il normale svolgimento delle attività. Inoltre con ciascuno di essi si cerca di costruire un percorso personale che tenga conto delle specifiche ambizioni e competenze e che metta in risalto delle capacità e interessi personali. Il confronto con il pubblico è un’altra delle mansioni su cui vengono formati gli studenti, che saranno presto in grado di accogliere gli utenti del laboratorio e di poter fornire loro le informazioni principali di contatto. Ogni giornata al Print Club si compone in maniera differente e le opportunità per chi vi partecipa sono potenzialmente infinite! 


A dicembre 2018 da Print Club si terrà un nuovo modulo del master: puoi darci qualche anticipazione?
Faremo interagire digitale e analogico facendo sporcare le mani a tutti i partecipanti. Il focus sarà incentrato su come veicolare temi culturali e/o sociali ad un pubblico allargato attraverso l’interazione di tecniche di stampa tradizionali e contemporanee cercando di immaginare sistemi di engagement per coinvolgere il pubblico a essere parte attiva del progetto. Individuate le tematiche su cui operare il workshop utilizzerà gli strumenti messi a disposizione dal Print Club Torino per creare supporti editoriali sperimentando l’interazione di diverse tecniche di stampa. Il progetto prevedrà il collegamento dei supporti analogici creati con sistemi di comunicazione social e digitali in grado di amplificare e diffondere i contenuti.

Scopri di più sul workshop Editoria Creativa: Analog vs. Digital, che si terrà al Print Club dall’11 al 15 dicembre. Le iscrizioni sono aperte!


Fabio Guida