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Print Club Torino: “sporcarsi le mani” e far emergere la cultura creativa

Architetto, pittore, scultore, graphic designer, fondatore del Print Club Torino, curatore dei Torino Graphic Days e docente di Editoria Creativa all’interno del Master Relational Design: abbiamo intervistato il poliedrico Fabio Guida!

 

Cos’è un Print Club?
“Print Club” non è un marchio riconosciuto ufficialmente a livello nazionale o internazionale, tuttavia con questo termine intendiamo i laboratori nati spontaneamente in vari paesi d’Europa e del mondo dedicati alle diverse tecniche di stampa come risograph, serigrafia, letterpress e tante altre. Esistono molti Print Club nel mondo, ma il nostro è la prima realtà che ha intrapreso la mission di provare a riunirli tutti all’interno della stessa rete. A partire dall’anno scorso, infatti, abbiamo avviato alcuni canali di comunicazione con gli altri attori, promuovendo mostre e scambi internazionali, sia di materiali, sia di persone. In alcuni casi, come il nostro o quello dell’Urban Spree di Berlino, il Print Club è anche l’ente organizzatore di un festival dedicato al graphic design, per cui ha un team che lavora tutto l’anno per avere un momento di restituzione pubblica, la manifestazione, in cui venga sancita questa volontà di scambio e confronto. Festival come Torino Graphic Days o Berlin Graphic Days rappresentano grandissime opportunità per sensibilizzare pubblici diversi al tema del graphic design e delle arti visive in generale.


Le competenze del vostro team sono diverse e non tutte provengono dal mondo della grafica o della progettazione in generale. Cosa vi ha spinto a creare un luogo del genere? E perché a Torino?
Quella di creare un laboratorio di sperimentazione e arti grafiche è stata un’esigenza scaturita dal poter avere a disposizione un luogo di contaminazione tra competenze e professionalità diverse, valorizzando l’artigianalità intesa come recupero di tutte quelle attività legate al mondo dell’editoria e della stampa che negli ultimi anni si sono indebolite e rischiano di andare perdute.
Il nostro progetto, Print Club Torino, nasce nel 2015 proprio dalla volontà di creare uno spazio in cui si potesse fare sperimentazione grafica avendo a disposizione dei macchinari che altrimenti sarebbero stati difficilmente reperibili per l’utente all’interno del medesimo luogo. Il laboratorio, fondato dalle associazioni culturali Plug e Try Again Lab, risponde quindi all’esigenza di studenti, giovani artisti e professionisti del settore, di procedere in autonomia alla realizzazione dei propri progetti grafici senza l’intervento di intermediari, ma “sporcandosi le mani” in prima persona.
La mission di Print Club Torino però non si esaurisce nella costituzione di un luogo fisico, ma intende essere una comunità che faccia emergere la cultura creativa torinese capace di coinvolgere, da un lato, scuole, imprese ed enti istituzionali, dall’altro gli attori della rete internazionale.


Il laboratorio nasce all’interno di una struttura molto particolare: ToolBox. Come funziona e come ha influito sul vostro percorso?
Il Toolbox è il primo coworking di Torino: uno spazio nato dalla rigenerazione di una vecchia fabbrica manifatturiera dove confluiscono una grandissima varietà di professionalità e percorsi che danno vita a nuove relazioni. Ciascuno occupa una parte di questo spazio a seconda delle proprie necessità e disponibilità ma la vera risorsa è rappresentata dalle parti comuni (sale conferenze, luoghi di incontro informali, ampi spazi liberi) e dai tanti momenti di confronto trasversale fra le attività. Ad esempio qui si organizza una giornata annuale dedicata ai freelance, con un fittissimo programma di incontri, qui risiedono importanti aziende tecnologiche internazionali come Arduino o laboratori di ricerca del Politecnico di Torino. Questa ricchezza eterogenea di contenuti ci permette di venire a contatto con moltissime realtà e di partecipare attivamente agli eventi e manifestazioni promosse da Toolbox. Inoltre, durante i Torino Graphic Days, abbiamo l’opportunità di colonizzare ed allestire l’intera struttura con le nostre esposizioni, performance, talk e attività con il pubblico.


Quanto è importante per voi ridurre l’impatto ambientale del vostro laboratorio? Quali sono le vostre politiche a riguardo?
Siamo sensibili all’argomento e cerchiamo di attivare dei processi che tendano a ridurre gli scarti non generale. In particolare utilizziamo solo inchiostri a base acqua per la serigrafia, andando ad eliminare quindi odori e parti tossiche legate ai solventi, nonché al loro smaltimento e pulizia. Abbiamo installato un anno fa un impianto di ricircolo delle acque a circuito chiuso che ci permette di non scaricare i residui delle nostre lavorazioni (lavaggi telai ad esempio) direttamente nelle fogne ma di stoccare le acque, e poi smaltire con una ditta specializzata. Interventi di questo tipo sono investimenti molto importanti ma necessari se si tende ad una riduzione dell’impatto ambientale significativo.


Sei il curatore dei Torino Graphic Days. Parlacene!
Torino Graphic Days è una kermesse internazionale di quattro giorni interamente dedicata al visual design che ogni anno, nel mese di ottobre, ospita un fitto calendario di appuntamenti, tra cui workshop, conferenze, performance, mostre, dj-set e una mostra-mercato con artisti e professionisti internazionali.
La manifestazione nasce con l’intento di accorciare le distanze fra i non addetti ai lavori e il mondo del visual design, portando a Torino gli artisti più interessanti del panorama europeo della comunicazione visiva.
Nel mese che precede il festival, l’organizzazione dedica alla scena culturale torinese un palinsesto di appuntamenti diffusi in diverse location della città: il programma “In the city”, infatti, propone un calendario di eventi dedicati alle arti visive che coinvolgono il tessuto cittadino promuovendo le eccellenze torinesi della grafica e della comunicazione.
Il festival ha all’attivo tre edizioni e nel 2018 raggiungerà il quarto capitolo del progetto, ma, in realtà l’iniziativa nasce molto prima. Con l’associazione culturale PLUG – tra gli enti organizzatori di Torino Graphic Days – è dal 2010 che organizziamo conferenze, workshop, contest e mostre con artisti e professionisti internazionali della comunicazione visiva.
Ad oggi, Torino Graphic Days non è più soltanto un festival, ma un progetto a 360 gradi che, oltre alla manifestazione vera e propria, si configura come un calendario di eventi che durano tutto l’anno e come un osservatorio sul visual design capace di dare rilevanza a tutti gli eventi del territorio legati al settore.
Il progetto coinvolge anche le persone più lontane dal mondo del graphic design attraverso l’innovazione sociale e l’engagement: molto spesso i temi espressi dai lavori che includiamo nel festival e nelle iniziative collaterali partono da una necessità sociale, veicolando quindi messaggi positivi e buone pratiche, messaggi potenti, talvolta provocatori. Il coinvolgimento dell’audience passa dunque attraverso attività che invitano alla riflessione, che fungano da stimolo per l’attivazione di processi in grado di indurre a modificare il proprio comportamento in maniera positiva rispetto ad una determinata tematica.


Che relazione c’è fra un laboratorio creativo di stampa e arti grafiche e il master?
Molto spesso le Accademie, i corsi universitari o le scuole in genere assolvono molto bene alla parte teorica del programma ma si trovano in difficoltà nello svolgimento delle parti pratiche. Non sempre sono disponibili laboratori dedicati a più tecniche di stampa, come accade al Print Club, in cui poter fare esperienze trasversali, mixare le soluzioni tecnologiche e fare della sperimentazione per le proprie produzioni artistiche. In questo possiamo essere di supporto; offrendo la strumentazione, un tutoraggio competente e la possibilità di lavorare in team per il raggiungimento di un obiettivo finale, sia esso una produzione artistica, un portfolio personale o un progetto sperimentale. Ci piace parlare di co-progettazione con chi utilizza i nostri servizi.
Le strade del Print Club Torino e di Relational Design si sono incrociate grazie 
a Stefano Mirti, direttore del master, con cui abbiamo attivamente collaborato in più progetti e successivamente grazie a due degli studenti, Nuphah Aunynuphap e Silvia Lanfranchi, che hanno sviluppato il progetto editoriale The New Publishing come tesi del master e iniziato ad utilizzato il nostro laboratorio per le loro autoproduzioni e stampe.


Print Club Torino ha accolto numerosi studenti del master come tirocinanti. In che modo prendono parte alla vita del laboratorio?
Gli studenti del Master, e tutti gli altri nostri tirocinanti, vengono istruiti su tutte le tecniche di stampa presenti in laboratorio sia durante le giornate di workshop, a cui possono prendere parte gratuitamente, sia durante il normale svolgimento delle attività. Inoltre con ciascuno di essi si cerca di costruire un percorso personale che tenga conto delle specifiche ambizioni e competenze e che metta in risalto delle capacità e interessi personali. Il confronto con il pubblico è un’altra delle mansioni su cui vengono formati gli studenti, che saranno presto in grado di accogliere gli utenti del laboratorio e di poter fornire loro le informazioni principali di contatto. Ogni giornata al Print Club si compone in maniera differente e le opportunità per chi vi partecipa sono potenzialmente infinite! 


A dicembre 2018 da Print Club si terrà un nuovo modulo del master: puoi darci qualche anticipazione?
Faremo interagire digitale e analogico facendo sporcare le mani a tutti i partecipanti. Il focus sarà incentrato su come veicolare temi culturali e/o sociali ad un pubblico allargato attraverso l’interazione di tecniche di stampa tradizionali e contemporanee cercando di immaginare sistemi di engagement per coinvolgere il pubblico a essere parte attiva del progetto. Individuate le tematiche su cui operare il workshop utilizzerà gli strumenti messi a disposizione dal Print Club Torino per creare supporti editoriali sperimentando l’interazione di diverse tecniche di stampa. Il progetto prevedrà il collegamento dei supporti analogici creati con sistemi di comunicazione social e digitali in grado di amplificare e diffondere i contenuti.

Scopri di più sul workshop Editoria Creativa: Analog vs. Digital, che si terrà al Print Club dall’11 al 15 dicembre. Le iscrizioni sono aperte!


Fabio Guida

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Workshop Future Domesticity: progettando il futuro a Casa Jasmina

A Torino ci sono state diverse volte. Mi piace tornare.
Il mio treno è in ritardo, mi lascio guidare da Google Maps, Via Egeo 16. Arrivo.

Alessandro Squatrito è intento a introdurre il corso di Future Domesticity e tutto il mondo che ruota intorno a Casa Jasmina. 
Mi siedo intorno al nostro tavolo incrocio sguardi nuovi: al modulo parteciperanno anche persone esterne al master. Sono in tre, due ragazze e un ragazzo.

Essere introdotti all’IoT è come mettere un piede, una gamba e perfino un braccio nel futuro. Ho scoperto che esistono oggetti utili che ci permettono di fare cose che non pensavamo possibili, che ci fanno abitare in modo nuovo le nostre case e che stanno cambiando la nostra società; esistono poi oggetti più inutili ma comunque divertenti, sperimentazioni, giochi e voli pindarici che non muteranno intrinsecamente il mondo ma lo rendono un posto migliore.

Si parte con il brief, che potremmo riassumere in una domanda:
cosa succederebbe se gli oggetti utilizzassero i social network?

Si discute, si riempiono pareti di post-it per brainstorming colorati, si provano nuovi metodi di prototipazione tramite giochi di carte (grazie Alessandro per la felice scoperta!) ci si sfida, ci si fida e si costruiscono storie pezzo dopo pezzo.

Quello dell’IoT è un mondo immateriale, che si muove nel campo delle infinite possibilità di rappresentazione appunto perché non ne ha.
Insomma come si rappresenta qualcosa che non è?

Le soluzioni sono arrivate da qualche luogo recondito delle nostre teste, da pensieri strani e contorti che sono diventati linee ed immagini e parole messe insieme.
Sono venuti fuori questi due progetti un po’ strambi, case che come l’acqua prendono la forma che gli viene data, con tanto di personalità multipla e oggetti/soggetti che si perdono, si cercano e rinascono.

Abbiamo parlato di cose, di case, di funzioni e pensieri ma soprattutto abbiamo parlato di metafore che poi sono le nostre storie camuffate.

casa-jasmina-bruna-crapanzanoBruna Crapanzano

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Ti abbiamo raccontato Relational Design in tutti i modi possibili. Ora è tempo di passare all’azione.

Vieni a scoprire Relational Design e vivi l’esperienza del master partecipando al terzo modulo didattico Future Domesticity dedicato all’Internet of Things.

Il corso si svolgerà a Torino all’interno di Casa Jasmina (partner del corso), un vero e proprio appartamento, un laboratorio vivo in cui poter riflettere sui significati e le modalità con cui interagiremo nel prossimo futuro con lo spazio domestico.

Attraverso gli strumenti di prototipazione rapida, cercheremo di riflettere sul mondo materiale ed immateriale che popolerà le nostre case, su cosa significa IoT, cosa si intende per oggetti intelligenti e come poterli rendere tali.

Se vuoi vedere da vicino come funziona il master e conoscere gli studenti potrai partecipare gratuitamente ai primi 3 giorni del corso (dal 7 al 9 dicembre):  72 ore per approcciarsi all’interaction design e sperimentare di persona  il nostro metodo didattico.

Per partecipare e ricevere il programma dei tre giorni invia una mail a relationaldesign@abadir.net.

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La prossima edizione del Master Relational Design inizierà a  febbraio 2017.
Sono previste agevolazione economiche per chi invia la domanda di iscrizione entro il 30 novembre 2016.